Che bello

Pubblichiamo un contributo del presidente dell’associazione:

CHE BELLO!

È bello vedere che il proprio lavoro è apprezzato e che i risultati diano ragione a chi butta il cuore oltre la siepe.

Al pomeriggio, come I.P. Iniziativa Parkinsoniani OdV abbiamo raddoppiato i corsi di ginnastica neuromotoria.

Non saprei dare dei numeri, ma se continua così presto dovremo raddoppiare anche i corsi del mattino.

Abbiamo, e stiamo avendo, parecchie difficoltà. Abbiamo introdotto due nuovi fisioterapisti che hanno affiancato quello storico e questo è un grosso risultato.

Tuttavia siamo scarsi a volontari, sembra che “la caccia al volontario” non abbia dato i suoi frutti, eppure c’è un sacco di gente che è in pensione e passa il proprio tempo a fare il “fancazzista“.

Mancano grosso modo 5 volontari, da ruoli semplici dove basta essere presenti per aprire e chiudere l’associazione, a registrare i pazienti che entrano ed effettuare le procedure anti-covid, fino a ruoli più complessi e delicati, quali prendere i pagamenti cash e rilasciare l’apposita ricevuta, seguire la prima nota cassa, registrare gli acquisti, seguire un minimo di contabilità (la famosa “partita doppia”), ecc.

Certo, in alcuni ruoli ci possono essere dei tempi vuoti, dovuti alle dinamiche dei flussi di persone, ma sono tempi apparentemente vuoti, ci sono talmente tante cose da fare in una associazione, dal tenere compagnia a chi accompagna i pazienti in associazione, a distribuire materiale informativo, a mettere in ordine schedari, raccoglitori a proporre iniziative… ecc. ecc.

Marzo e Aprile saranno due mesi intensi, d’altro canto il trend era già percepibile da Novembre quando i flussi di persone hanno cominciato ad ingrossarsi, flusso che è stato rallentato dalla “quarta ondata” del Covid.

Siamo cresciuti, ma possiamo – e dobbiamo – crescere ancora. L’AUSL non può aumentare i corsi AFA, e noi come associazione arriviamo là, dove l’AUSL non arriva.

Prendiamo ammalati oltre il 3° stadio della scala di Hoehn & Yahr, persone con la capacità motoria talmente ridotta da essere costretti ad ausili quali il bastone, il deambulatore, la carrozzina.

Non siamo sanità privata, siamo volontariato a parametro zero, zero stipendio, zero rimborso spese, zero carriera, zero presunzione di essere indispensabili.

Lo spirito che ci muove, è un senso di missione, il non tollerare la sofferenza, la perdita di abilità, siano esse di memoria, attenzione, concentrazione (li vedi i pazienti che sono “persi”) oppure di abilità motorie, manuali, oppure il semplice movimento atto ad eseguire i normali atti del vivere quotidiano, quali lavarsi (per gli uomini anche farsi la barba col rasoio senza tagliarsi), vestirsi, mangiare in modo giusto, evitando che il cibo vada di traverso – e qui sono funzionali gli esercizi di logopedia non solo per la voce ma anche per una corretta gestione della lingua, laringe, faringe.

Suggeriamo anche come evitare le cadute, come uscire dal “freezing”, come rendere “patient friendly” il proprio appartamento,

come superare gli ostacoli di cui sono piene le nostre città, e mille altre cose, espedienti intelligenti che migliorano la qualità della vita del malato e del proprio assistente famigliare “care-giver”

Ma abbiamo bisogno di “colleghi”, di persone ispirate, pervase da un senso di missione che renda l’ultima parte del percorso terreno una vita degna di essere vissuta, con amore, dedizione, e azione che sono il sale stesso della vita.

Io vedo il mio essere volontario come “terapia occupazionale” e mi reputo fortunato, dopo 10 anni di Parkinson, di rivestire un ruolo di responsabilità attraverso il quale scopro che ho ancora molto da dare, dove imparo su me stesso che quella cosa può essere fatta “così” o “cosà” e che “cosà” è meglio di “così”.

Ragazzi dai 70anni in su, forza, coraggio, se siete ancora fisicamente efficienti, dateci una mano, una mano a far vedere fiorire un sorriso, a far luccicare un occhio, a raddrizzare una postura: questi, nella comunicazione non verbale, sono i migliori ringraziamenti che possiamo ricevere.

E quando la sera, alla fine di una giornata intensa, ci facciamo un esame di coscienza, ci accorgiamo di aver ricevuto molto di più di quello che abbiamo dato e, mentre un sorriso si dipinge sui nostri volti, parimenti riceviamo la “carica” per il giorno seguente.

Non abbiamo bisogno di titoli, onori, riconoscimenti o di compiere imprese eclatanti, abbiamo solo bisogno di esprimere compiutamente la nostra umanità.

Serenità

Graziano.

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