Sono un medico in pensione e quando il dott. Paolo Mengoli, fondatore di questa Associazione, mi chiese dei scrivere due righe sulle impressioni ed esperienze da me fatte in questi due o tre anni di volontariato, accettai molto volentieri.
Non voglio parlare dei malati di morbo di Parkinson: si sa che è una malattia invalidante, progressiva, che inibisce lentamente tutti i movimenti, rendendo difficoltoso e faticoso camminare, nutrirsi anche parlare, come hanno dimostrato i mass-media seguendo la malattia del nostro Santo Padre.
Voglio invece mettere in evidenza i sacrifici dei loro famigliari, intendendo per famigliari la moglie o il marito, compagni di vita nella buona e qui purtroppo, nella cattiva sorte.
Ma ci rendiamo veramente conto dell’immane sforzo fisico e morale che debbono sostenere questi non più giovani compagni (marito o moglie) per assisterli tutto il giorno fin dal mattino, per vincere la loro rigidità nell’alzarsi da letto, nel vestirli, nell’aiutarli a lavarsi, nell’accompagnarli e assisterli anche durante le necessità corporali, facilitare l’alimentazione, come si fa con i bambini piccoli.
Anche durante la notte non possono riposare tranquillamente, perché spesso debbono alzarsi, muoverli nel letto, accompagnarli in bagno, rimetterli di nuovo a letto.
Considerando che la malattia generalmente si manifesta verso i sessant’anni, a volte anche prima, quando i figli hanno già famiglia e impegni vari, per cui spesso sono nella impossibilità di assistere i genitori fisicamente, materiamente e moralmente in maniera continuativa.
Questa esperienza, che non avevo mai capito completamente durante i miei 50 anni di professione, ha suscitato in me una profonda ammirazione per queste persone che silenziosamente sacrificano gli ultimi anni della loro vita cercando di alleviare le pene dei loro cari.
Penso che queste persone, se esiste un Paradiso, lo hanno non solo guadagnato ma meritato tutto, con il loro sacrificio e amore.
Dott. Ugo Tartarini