Relazione della Sig.na Rita Semprini, terapista della riabilitazione, Psicologa, libera professionista (Bologna)
Alcune riflessioni personali sul lavoro come fisioterapista ( Iniziativa Parkinsoniani) di Bologna.
Gli obiettivi principali della rieducazione con i pazienti parkonsoniani sono rivolti al mantenimento di posture corrette a contrastare le rigidità articolari, a stimolare la coordinazione, a controllare l’equilibrio e il cammino : in sostanza, a cercare di conservare nella persona il maggior grado di autonomia possibile, compatibilmente con il suo quadro clinico e con lo stato evolutivo della malattia.
Alla Associazione si fa un lavoro di gruppo ; io seguo in collaborazione con il collega Marcello Ferioli i gruppi due volte la settimana.
I gruppi sono eterogenei : l’età varia dai 60 agli 85 anni, la sintomatologia comprende quadri clinici molto diversi, alcuni in fase piuttosto avanzata della malattia.
E’ risaputo che il lavoro “di” gruppo e “in” gruppo ha importanti funzioni che vanno al di là dei benefici offerti dalla attività motoria di per sé.
Partecipare ad un “gruppo di ginnastica” infatti, non è solo uno stimolo per uscire di casa e per stare in compagnia, ma è anche un modo per”socializzare” la malattia ; cioè per condividere con altri, che Hanno gli stessi problemi, un tempo, uno spazio, un lavoro e una finalità comune.
Il gruppo “trascina ”stimolando a fare anche quando non se ne avrebbe voglia, crea un senso di appartenenza, di sostegno e di aiuto reciproco ; fa sentire meno soli.
Ho costruito un mio programma di lavoro basandomi da un lato, sulle tecniche rieducative “tradizionali”secondo i protocolli offerti dalla letteratura specifica e sul confronto fra colleghi e , dall’altro lato, basandomi su le mie inclinazioni, sulle mie esperienze personali e sulla mia fantasia.
Così, per cercare di riuscire a divertirci lavorando, ho introdotto l’utilizzo della musica durante le lezioni con la finalità, comunque, di stimolare la ritmicità, di facilitare, attraverso un ritmo, sia una maggiore fluidità e scioltezza dei movimenti, sia la costruzione di strategie per superare i momenti di blocco motorio fra ”freezing”.
Ho potuto verificare che la musica ha effetti straordinari su alcune persone (utilizzo musiche e ritmi “noti” ai pazienti come canti popolari tradizionali, ritmi di valzer, mazurca, tango). Ho notato che, soprattutto quando le persone riescono a muoversi lasciandosi andare liberamente al ritmo della musica senza avere la necessità di eseguire dei movimenti “a comando” riescono a “ballare”. Voglio dire che riescono a muoversi a tempo spostandosi nello spazio molto più agilmente e compiendo dei giri su se stessi senza perdere l’equilibrio.
Questo si verifica anche in pazienti con gravi problemi di equilibrio, e con forte tendenza a cadere.
Ritengo inoltre che la musica possa essere di grande aiuto nell’alleggerire il lavoro : rilassa, diverte, riporta alla memoria ricordi del passato facilmente comunicabili e condivisibili con gli altri.
Il ritmo è qualcosa di arcaico dentro ciascuno di noi che ci accompagna da sempre ancor prima di nascere, lungo tutto il corso della vita. Restituire alla persona un ritmo passato, ma vivo interamente, può consentire di ricominciare ad esplorare con fiducia il proprio corpo e lo spazio circostante.
Rita Semprini, terapista e psicologa